di Federico Borra e Giorgio Turconi
Qualche tempo fa, ci trovavamo di ritorno da una missione all’estero. Giunti verso sera in aeroporto guardando il tabellone delle partenze ci accorgemmo che il volo di un altro collega che sarebbe dovuto decollare un paio d’ore prima, era stato prima ritardato e proprio in quel momento cancellato.
Lo chiamammo per sentire la situazione, dandoci appuntamento presso il banco della compagnia aerea. Mentre camminavamo per raggiungerlo, un signore un po’ avanti con gli anni, sentendoci parlare in italiano, ci fermò domandandoci se anche noi fossimo sul volo cancellato, e se sapessimo dov’era il banco della compagnia aerea.
Poiché questa persona camminava più lentamente di noi, rallentammo il passo per aspettarlo, fino a che arrivammo al banco. Purtroppo non ci fu modo di riproteggere i voli fino alla mattina seguente, per cui quel signore e il nostro collega avrebbero dovuto passare la notte in un albergo vicino all’aeroporto.
Quel signore era un po’ turbato dalla situazione, e appariva intristito. Lo invitammo a stare un po’ con noi in un bar dell’aerostazione, dove ci saremmo fatti uno spuntino. Si chiacchierò del più e del meno e di qualcosa di lavoro, ma in quel momento la cosa importante era stare insieme, essere parte di un gruppo. Dopo un po’ quella persona dai modi gentili nel frattempo aveva anche sentito casa, e si era rincuorata. Così, dopo esserci presentati e strette le mani, curiosamente alla fine del nostro incontro, ci congedammo, e in compagnia del collega che rimaneva lì, quel signore si recò in hotel. Saputo il nome, bastò cercare su Internet per scoprire che quel signore è una persona di grande valore, cosa che si capiva anche dallo standing, e che nella vita ha fatto delle cose molto importanti.
Tornati a casa, ripensando a questo episodio, sono nate alcune considerazioni che ci piace condividere, anche perché pensiamo possano riguardare le nostre organizzazioni.
- La nostra natura fa sì che siamo orientati ad agire in “branco”. Possiamo anche chiamarlo gruppo o team, ma la sostanza è che fin dai tempi delle caverne gli uomini si sono raccolti in comunità, e questa è una condizione naturale dell’esistenza. E non è solo per combattere le belve fuori dalla caverna, ma anche per darsi forza, per rincuorarsi, per condividere gioie e dispiaceri, per aiutarsi nelle piccole cose quotidiane, per sostenersi tra generazioni mischiando i contributi di esperienza degli anziani e le energie fisiche dei giovani, per costruire un destino comune che persista anche oltre la nostra natura mortale. E quando un individuo rimane isolato gli altri lo cercano e lo riportano nel branco. Assecondare la logica del branco è dunque un’azione naturale. Perseguire lo sviluppo di ogni singolo individuo affinché possa realizzare pienamente il proprio potenziale esistenziale, come ben insegna Takashi Harada, è cosa ben diversa dall’avere una cultura orientata all’individualismo. L’individualismo non costruisce persone più felici, perché distrugge una parte fondamentale della natura umana, la socialità, né le aiuta ad essere veramente più forti, perché le isola dal branco.
- Le persone anziane non sono altro che persone che sono state giovani prima. Hanno meno energie ma più esperienza, e quasi sempre un miglior controllo della mente rispetto ai giovani. Pertanto ai giovani consigliamo non solo di avere rispetto degli anziani, ma di cercare di attingere alla loro saggezza e quando serve di sostenerle mettendo a disposizione la propria energia. Nella cultura giapponese la seniority aumenta il valore delle persone. Gli anziani per parte loro siano generosi e comprensivi verso i giovani, e quando è possibile facciano loro da mentore.
- Quando siamo di fronte a qualcuno che non conosciamo dobbiamo averne rispetto per principio, per il solo fatto che è una persona. Se poi è in difficoltà, di qualunque genere, magari per una sua fragilità o per circostanze avverse, cerchiamo di essere sensibili e non giriamoci dall’altra parte. Una piccola azione che a noi costa poco o niente può essere di grande valore per chi abbiamo davanti.
- In aggiunta al punto precedente quando abbiamo di fronte qualcuno dovremmo sempre pensare che dentro questa persona esiste un mondo. Non fermiamoci alle apparenze. Potremmo anche scoprire che quel mondo è molto più grande del nostro e, se mai ce ne fosse bisogno, questa sarebbe una ragione in più per essere umili.